Tondo, il carattere minuscolo del Rinascimento
Partendo da proget-to la seconda parola scelta per Basic Days è tondo (to-ndo), o roman per gli inglesi, che in tipografia identifica la forma minuscola del carattere latino di epoca rinascimentale.
La nascita del tondo
Il carattere minuscolo rinascimentale è una delle due forme fondamentali dell’alfabeto latino. Se il maiuscolo deriva dell’epigrafia romana (la capitalis romana), i modelli per le proporzioni del tondo furono le lettere della scrittura libraria in uso tra gli umanisti del Nord Italia tra il XV e il XVI secolo. Questa scrittura formale possedeva delle forme più chiare ed equilibrate rispetto alle “lettere nere” compresse del gotico. Così, per riuscire a competere con gli scrivani contemporanei, i primi stampatori come Jenson, Sweynheym, Pannartz e Manunzio, le adottarono per il mercato italiano e unirono l’eleganza della nobile littera humanistica con la leggibilità della forma.
L’impiego delle maiuscola è quella delle lettere di iscrizione e ancora oggi conservano la connotazione di segni gerarchicamente superiori. Il carattere minuscolo è nato invece per la composizione del testo corrente attraverso l’uso di corpi medi. Il tondo è molto confortevole per la lettura e le sue caratteristiche formali lo rendono adatto alla redazione di testi lunghi. I suoi tratti sono modulati e leggeri, il contrasto è modesto, l’asse è umanistico (direzione NO/SE) e le grazie sono nette.
La trasposizione del tondo in carattere tipografico iniziò in Italia nel 1496 per l’edizione di De Aetna del Cardinal Pietro Bembo e divenne l’archetipo di tutti i futuri disegni di caratteri romani. Tra le ricostruzioni più celebri dei caratteri tondi rinascimentali troviamo il Centaur (basato sui modello di Jenson, 1469) disegnato nel 1914 da Bruce Rogers, il Bembo (basato sui modelli di Griffo, 1499) inciso dalla Monotype nel 1929 e il Garamond (basato sui modelli di Garamond, 1540) progettato da Slimbach per la Adobe nel 1988.
La variabilità tipografica
La tipografia possiede un’attitudine intrinseca ad assumere forme diverse, adattandosi alle forme del pensiero, dell’arte e della cultura. La variabilità tipografica si è mossa sia verso una diversificazione degli stili, generando numerose famiglie di caratteri soggette a varie possibilità di classificazione, sia verso una crescita della gamma seriale di un singolo carattere.
Nel corso del tempo il concetto stesso di famiglia di caratteri è cambiato. Se ad esempio prendiamo come riferimento un carattere del Rinascimento come quello disegnato da Pietro Bembo, oltre a rappresentare un intero genere stilistico (quello dei romani tondi rinascimentali), era al tempo del suo primo utilizzo l’unica possibilità di variazione. «Il romano minuscolo concorreva con il gotico o addirittura ad un livello gerarchicamente superiore, è verosimile che il testo latino concorresse con i segni dell’alfabeto greco o dell’arabo.» Robert Bringhurst, Gli elementi dello stile tipografico, 2001.
Una famiglia di caratteri è un set tipografico che possiede almeno una coppia di varianti progettate in modo correlato. Oggi esistono decine di famiglie multi-serie e superfamily: gruppi di font connesse ad un carattere di base posto al centro della progettazione della gamma.
La funzione delle varianti è quella di creare delle zone di lettura gerarchicamente articolate, delle aree di visibilità connesse ad una particolare funzione del segno, delle scale di lettura che necessitano di un uso coordinato e consapevole. Un MAIUSCOLETTO può enfatizzare l’importanza di un titolo. Una citazione in corsivo simula la scrittura individuale per la sua origine calligrafica. Una variante di peso come il neretto può dare visibilità ad una parola che deve emergere dalla massa complessiva del testo.
Siamo giunti al termine di questo approfondimento di Basic Days sul tondo tipografico. Cosa ci aspetta nel prossimo articolo? Sappiamo solo che la parola dovrà iniziare con -do… Do-rso? Do-wnload? Do-cumento?