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Gli esercizi di stile di Queneau

Inventa uno schema, aggiungici qualche vincolo, un pizzico di poetica e qualche chicco di surrealtà. Metti tutto insieme e poi mescola con cura. Ecco una buona ricetta per rendermi felice. Ogni volta che prendo in mano gli esercizi di stile di Raymond Queneau – membro dell’Oulipo – provo il desiderio di tradurrli, riformularlo graficamente e trovare uno schema di traduzione visiva coerente. E visto che i secchioni, quelli veri, i compiti se li danno da soli, vi propongo quattro esercizi grafici per le variazioni di testo di Notazioni, Partita doppia, Arcobaleno, Visivo.

Esercizio di stile 1/99 – Notazioni

Sulla S, in un’ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore piú tardi lo incontro alla Cour de Rome, davanti alla Gare Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: «Dovresti far mettere un bottone in piú al soprabito». Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché.

Esercizio di stile 2/99 – Partita doppia

Nel mezzo della giornata e a mezzodí, mi trovavo e salii sulla piattaforma e balconata posteriore di un autobus e di un tram a cavalli autopropulso affollato e pressocché brulicante di umani viventi della linea S che va dalla Contrescarpe a Champerret. Vidi e rimarcai un giovinotto non anziano, assai ridicolo e non poco grottesco, dal collo magro e dalla gola scarnita, cordicella e laccetto intorno al feltro e cappello. Dopo uno spingi-spingi e un schiacciaschiaccia, quello affermò e asserí con voce e tono lacrimoso e piagnucoloso che il suo vicino e sodale di viaggio s’intenzionava e s’ingegnava volontariamente e a bella posta di spingerlo e importunarlo ogni qual volta si scendesse uscendo o si salisse entrando. Questo detto e dopo aver aperto bocca, ecco che si precipita ed affanna verso uno scranno e sedile vergine e disoccupato. Due ore dopo e centoventi minuti piú tardi, lo reincontro e lo ritrovo alla Cour de Rome a cospetto della Gare Saint-Lazare, mentre è e si trova con un amico e contubernale che gli insinua di, e lo incita a, far applicare e assicurare un bottone e bocciolo d’osso al suo mantello e ferraiuolo.

Esercizio di stile 10/99 – Arcobaleno

Mi trovavo sulla piattaforma di un autobus violetto. V’era un giovane ridicolo, collo indaco, che protestava contro un tizio blu. Gli rimproverava con voce verde di spingerlo, poi si lanciava su di un posto giallo. Due ore dopo, davanti a una stazione arancio. Un amico gli dice di fare aggiungere un bottone al suo soprabito rosso.

Esercizio di stile 58/99 – Visivo

Nell’insieme è verde con un tetto bianco, lungo, con vetri. Mica cosa da nulla, i lucidi vetri… La piattaforma è incolore o, se volete, di un marrone grigiastro. Soprattutto, è pieno di curve: oh quanti S, per cosí dire… Ma a mezzogiorno, ora di grande afflusso, è un gran bel gioco d’arcobaleni. Occorrerebbe estrarre da quel magma un rettangolo d’ocra pallida, sovrapporvi un ovale di pallida ocra e sopra ancora incollarvi un cappelluccio d’ocra scura, cinto da una treccia terra di siena bruciata, ritorta a guisa di doppia elica. Poi, una macchia a cacca d’oca, giallo-verde, a simbolizzar la rabbia, e un triangolo rosso per la collera, e una sbavatura smeraldo per la bile inghiottita, e la fifa, dalle sfumature tenui di diarrea. Poi disegnare un cappottino blu marino, molto chic, e in alto dipingervi a biacca un piccolino bottoncino rotondino, con un pennello in peli di cammello.

Esercizi di stile [1/99 variazioni del testo] di Raymond Queneau, tradotte da Umberto Eco

La comunicazione visiva è il mondo che abito da 15 anni. Ogni giorno lo esploro con passione e curiosità, ricercando lo stile perfetto per la tua immagine o per raccontare la tua azienda.

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