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La forma del Basic

Che cosa fa un designer? Attribuisce una forma, una configurazione agli oggetti del mondo e agli artefatti comunicativi. Il Basic Design è il cuore di questa disciplina. Esso nasce come insegnamento propedeutico alla progettazione basandosi sulla ricerca e sulla sperimentazione. 

La parola di oggi di Basic Days è forma. La forma del Basic non è figlia della geometria euclidea, della raffigurazione o del disegno. È un approccio attraverso cui si apprende a “configurare” (in tedesco “gestalten“) plasmare, disporre e non a “raffigurare”.

Il Basic si fonda sulle esperienze fatte nelle due grandi scuole di progettazione, la Bauhaus (1919/35) e la Scuola di Ulm (1954/60) attraverso esercizi di composizione basati su un approccio razionale di impronta scientifica. L’attività è articolata in lezioni ed esercitazioni, per avvicinare il designer alle problematiche visive della progettazione.

La forma del Basic non è figlia della geometria euclidea, della raffigurazione o del disegno. È un approccio attraverso cui si apprende a “configurare” (in tedesco “gestalten“) plasmare, disporre e non a “raffigurare”.

Qualche anno fa ho avuto il piacere di partecipare ad un workshop di Basic Design, presso lo Iuav di Venezia, condotto da Giovanni Anceschi, che da anni si occupa di formalizzare e diffondere i saperi di questo affascinante e poco conosciuto ambito del design. Tre giorni di scambi, lezioni ed esercitazioni grazie alle quali ho compreso un fondamento della comunicazione visiva: l’intersoggettività. La validità dei risultati non si fonda su un giudizio oggettivo né tantomeno soggettivo, esso vale a livello generale solo se verificabile percettivamente.

La prima esercitazione che ci venne proposta per prepararci fu “scioltezza gestuale” di Itten, seguita da “3 colori con 4 colori” di Albers, per finire con Maldonado “Antiprimadonna”. Lo scopo di quest’ultima è ottenere un preciso effetto: nessun elemento della composizione deve emergere percettivamente rispetto agli altri. Partendo da una fascia orizzontale, bisogna suddividerla in 7 bande verticali di larghezza variabile, cinque tinte piatte e due pattern isometrici in bianco e nero (punti o linee).

Grazie a questa esercitazione ho sviluppato, attraverso un metodo induttivo, l’abilità a realizzare gerarchie percettive.

La comunicazione visiva è il mondo che abito da 15 anni. Ogni giorno lo esploro con passione e curiosità, ricercando lo stile perfetto per la tua immagine o per raccontare la tua azienda.

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